E' un Paese di posti di lavoro e non di lavoratori
Art. 18 si, art. 18 no.
Guai mettere in discussione la certezza del posto di lavoro.
Flessibilità?
Lasciamola ad altri: poco importa che lì i licenziamenti non sono vissuti come una tragedia.
Qui se assumi qualcuno è peggio che sposarselo.
Qui se quel qualcuno è un fannullone è ultra garantito: licenziarlo senza andare in causa è utopia, grazie anche al sistema "sindacati-giudici del lavoro" che rasenta la malafede più assoluta ed un sistema di garanzie eccessivo.
Credo che siamo l'unico Paese in cui non ci si ammala: ma"si prende malattia" per allungare ferie/permessi.
Sindacati ed istituzioni sono troppo concentrati a difendere il concetto di "posto di lavoro", inteso come garanzia di stipendio e quant'altro sopra citato, piuttosto che il concetto di "lavoro", inteso come dedizione, sacrificio e meritocrazia.
Ma forse è giusto così: in mancanza di contrattazioni individuali, soffocate da quelle collettive dove la meritocrazia non trova spazio, perchè sbattersi?
E poi parliamo di crescita, parliamo di lobby, finendola per prendercela coi tassisti e farmacisti, quando il problema vero è non riuscire a mandare casa un fannullone o premiare un meritevole.
Etichette: lavoro
2 Comments:
Come se poi il posto del datore di lavoro fosse sempre e solo fisso...
Tra l'altro hai citato la parola malattia, tu se ti prendi l'influenza e stai a casa tre giorni sei pagato?
E se la stessa cosa capita al tuo dipendente?
Magari venissi pagato quando mi ammalo!
Ma nemmeno quando mi rompo una gamba.
Due mondi troppo diversi.
Come va?
Roby
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