Calcio & Saras: 1 trimestre 2011
L'altro giorno si parlava di calcio & imprenditori.
Veniva in mente Erg di Garrone con la Samp e la Saras di Moratti con l'Inter.
Il primo, economicamente parlando, ha tirato i remi in barca: con la cassaforte di famiglia - San Quirico Spa - finchè riceveva i dividendi dalla Erg ha tenuto in piedi il giocattolino Sampdoria.
Poi le cose sono iniziate ad andare male, molto male: la Erg non ha più potuto dare dividendi ed il giocattolo ha iniziato a costare troppo casuando perdite pesanti al veicolo societario familiare.
Coerenza vuole che gli affari stanno prima dei divertimenti.
Ai tifosi non sarà andata giù ma per porre rimedio si è dovuto vendere i gioielli di casa, Pazzini e Cassano e ripiegare su un allenatore inadeguato al caso.
Il risultato lo abbiamo visto domenica: Samp in B.
Peccato perchè a perderci non sono solo i Sampdoriani ma tutta Genova, che da anni era abituata al dualismo calcistico Rossoblù e rossoblucerchiato, dualismo divertente nei suoi sfottò delle tifoserie tra le più corrette e colorate d'Italia.
Detto questo della Samp parliamo dell'Inter.
Le cose in casa Saras non sono andate benissimo in questi ultimi due anni.
Il problema, comune a quello di Erg, sono state le minori quantità di greggio lavorate: adesso c'è la concorrenza delle nuove raffinerie orientali.
Minori quantità = minore margine.
Minore margine e cuneo di costi fissi ed investimenti alti (a volte maggiori degli ammortamenti) = perdita di redditività e liquidità.
Per non rimetterci l'osso del collo le Oil Company hanno alzato il prezzo dei carburanti.
Quindi non è colpa del prezzo del barile.
Questa la situazione delle nostre società oil - down stream.
Tornando al discorso calcio se in casa Garrone si è stretto la cinghia con il calcio, in casa Moratti non si è lesinato a spendere, magari di meno ma si è sempre speso tanto rispetto agli altri.
E' bastato l'entusiasmo dovuto al fatto che il bilancio neroazzurri ha, nell'ultimo esercizio, dimezzato le perdite a "solo" 80 milioni anzichè i soliti 150 mln annui.
Perdite coperte dal solito assegnino del Moratti.
Assegnino che permetteva ai certificatori di validare il bilancio con i presupposti della continuità aziendale: altrove si sarebbe dichiarato il fallimento.
Assegnino che in futuro, se dovesse diventare norma il fair plau finanziario proposto dalla Uefa, ovvero costi + investimenti = proventi, non avrà più ragione di esistere.
E' ovvio che il Moratti, finchè tale norma non sarà operativa, spenderà per rendere competitiva la sua squadra del pallone preferita.
Ma è ovvio che Saras dovrà invertire rotta e passare dalle perdite agli utili.
Vai che forse gli va bene.
Vai che forse gli va bene.
A prima vista la trimestrale appena sfornata mi sembra bella.
Anche se, parere personale, preferisco la cruda e coerente realtà sampdoriana e dei Garrone.
Ad oggi non c'è un'antologia positiva di casi di imprenditori che si sono arricchiti con il calcio, anzi.
Cragnotti e Tanzi su tutti non hanno lasciato un segno positivo.
Per non parlare di tanti altri avventurieri meno famosi che ci hanno lasciato lo zampino a mantenere 20 mutandati professionisti dal cervello mononeuronico.
Diciamo che se non ti chiami Agnelli o Berlusconi è difficile permettersi senza patemi la squadretta di calcio: servono i milioni e mica pochi.
Un giorno tornerò sui bilanci di Saras ed Erg nel frattempo il campionato finirà e finalmente qualcuno potrà pensare un po di più alla fi.....nanza.
Etichette: calcio ed imprenditori
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