maternità
I figli, sarà anche una frase inflazionata, sono la cosa più bella ed importante del mondo.
Fino a quando non arrivano si è sintonizzati su frequenze più egositiche: non lo voglio dire con senso di condanna ma solo di constatazione, in fondo è normale pensare a noi stessi se non siamo circondati da qualcuno più importante del nostro io.
Ma quando arriva il figlio/figli quanto è bello essere scaraventati in quelle altre frequenze in cui "io" passa piacevolmente in secondo in secondo piano.
E' un meccanismo - io lo chiamo così - che può capire solo chi è diventato genitore.
Poi c'è addirittura chi si prodiga per un'adozione: personalmente lo ritengo un campione di generosità ben più eccezionale del fatto di diventare un genitore biologico, vuol dire andare oltre il fatto naturale, qui giocano anche considerazioni proattivamente etiche.
Ora cambio punto di vista.
Dal punto di vista imprenditoriale la maternità non è vissuta bene dalle parti coinvolte.
Faccio una premessa: la "colpa" non è della madre lavoratrice ma della legge che di fatto tutela poco le parti coinvolte, madre dipendente e datore.
La madre dipendente ha a disposizione poco tempo per l'evento nascita: lasciamo perdere il periodo di astensione obbligatoria pre nascita - 2 mesi - ma il periodo post nascita - 3 mesi - è davvero scarso: sappiamo tutti che il neonato ha una fondamentale necessità della mamma per almeno il primo anno di vita.
Fatta questa considerazione molte potenziali mamme rinunciano alla maternità per non perdere il lavoro, pena una vita di inferno in cui sono poco supportate, sia materialmente, sia psicologicamente in un periodo molto critico, anche perchè a volte si pensa che il tutto può essere affidato all'istinto materno e la donna, di questo, ne soffre in silenzio , per timore di non essere all'altezza della parola "mamma".
Parlando da datore di lavoro mi girano perdere collaboratori nei quali ho investito tempo per la loro formazione.
La maternità è un diritto e, parere personale, la legge sul congedo per la maternità dovrebbe cambiare concedendo maggiori tutele alle madri ma anche guardando alle necessità di chi da il lavoro.
Come?
a) Fatemi assumere - a spese dell'INPS - almeno 2 mesi prima del congedo obbligatorio della futura mamma, il sostituto/a, in modo tale da affiancarlo e formarlo, almeno minimamente, per le mansioni che gli/le verranno affidate.
b) concedere un maggior periodo di astensione alla madre - almeno 1 anno dalla nascita del bambino - senza dover obbligare giovani donne a drastiche riduzioni di stipendio che in alcuni casi di difficoltà - vedi mamme single - potrebbero, anzi portano, a casi di disperazione umana.
In ultima analisi colui/colei che si è trovato a sostituire una maternità maturerebbe delle conoscenze - almeno nel mio campo - che gli consentirebbero di avere maggiori chance nel mercato del lavoro.
Il datore, da parte sua, limiterebbe l'impatto sull' organizzazione del capitale umano a sua disposizione a fronte di un evento che andrebbe maggiormente tutelato: spesso si rinuncia a sostituire la mamma lavoratrice perchè non si ha il tempo per formare il sostituto in quei 5 mesi di astensione obbligatoria - periodo insufficiente in tante attività - facendo ricadere il maggior peso lavorativo sulla rimanente forza lavoro, datore compreso.
L'attuale legge - è inutile nasconderlo - ha poco di sociale e solidale verso le parti coinvolte e, non dimentichiamolo, l'Italia, anagraficamente parlando è vecchia.
Ed una nazione vecchia è destinata al declino, sia economico che sociale.
Un aiuto alla maternità potrebbe invertire la rotta.
Sempre che i governi attuali e futuri abbiano voglia di fare Politica per il Paese, le Famiglie e per gli Elettori.
Etichette: maternità
2 Comments:
Fantastica proposta.
Sono pienamente d'accordo.
Ed aggiungo che voterò per CHIUNQUE (blu, rossi, neri, bianchi, gialli non importa il colore) proponga credibili proposte politiche per la Famiglia.
Ad esempio quelle proposte da Zener.
Ma purtroppo, pochi sono credibili su questi temi.
Li sparano li, per prendersi il mio voto, ma senza poi mai far nulla.
Caro Zener mi sa che se vogliamo qualcosa di fatto bene ci tocca farla da noi.
Anche se abbiamo cose più importanti da fare: curare i nostri bimbi.
:-)
E poi, per quanti sforzi ci potremmo mettere, difficilmente riusciremmo a combinare ciò che desideriamo.
Francesco
Personalmente non concordo sulle considerazioni di Zner, nè su quelle del 1° post.
In una economia globalizzata, in un mondo globalizzato, anche solo nella Comunità Europea quale altro Stato concede quello che concede l'Italia alle lavoratrici madri?
Praticamente nessuno!
Mi riferisco in particolare alle lavoratrici madri della Pubblica Amministrazione: stratutelate, ad ese. con permessi (malattia bambino) fino agli 8 anni di vita del figlio!
Non mi pare di poter condividere neppure il sillogismo più tutele = più figli.
Negli anni '60 - picco massimo di nascite in Italia - le tutele erano inferiori a quelle attuali eppure.......
Il fatto è che un figlio sarà anche la cosa più bella del mondo ma ti limita pure parecchio! Per Zener è una limitazione piacevole ma per altri forse.......
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