voglio fare la pizza
Non voglio cambiare lavoro: sono un ragioniere e tale rimarrò.
Il titolo del post vuole essere un'anteprima ad un progetto che ho in testa da tempo: riportare qui sul blog esperienze di impresa.
E per "esperienze di impresa" intendo quelle quotidiane.
Non l'idea di impresa, intesa come la grande impresa, che fa bilanci, che è quotata, che fa parlare di sè sui giornali.
Ma la piccola, anzi piccolissima, impresa, quella del bar, quella che vende i giornali, quella che si vede sul piano strada, le cosidette "botteghe" dietro le cui saracinesche la parola "successo" o "insuccesso" non è correlata a cifre milionarie, ma a grandezze di più comune esperienza.
Tra queste storie di piccola impresa, pensavo (anche) alla pizza.
Che ingredienti servono al pizzaiolo, quanti gliene servono, quanto gli costano e quanto ci ricava e quanto ci guadagna, tanto per utilizzare il linguaggio corrente della piccola impresa che non è certo quello tecnico delle trimestrali.
Forse non è proprio il compito del ragioniere sapere i trucchi di questo o quel mestiere: ne sono cosciente.
Sono però sempre del pensiero che, in collaborazione col cliente, si può arrivare a delle utili constatazioni, per entrambi.
Sia per il professionista, che accresce il suo bagaglio culturale nonchè la sua esperienza in vari campi di impresa che solitamente affronta ed analizza con considerazioni ex post, tale da farlo sembrare più un patologo che un medico con funzioni di prevenzione.
Sia per il cliente che dal gesto quotidiano, spesso dettato dall'inerzia manuale - passa ad una analisi utile ad elaborare indagini sul concetto "prodotto", indagini e considerazioni che magari fino a ieri non gli passavano nemmeno per la mente e che, se approfondite, portano anche alla presa di coscienza che, il ragioniere non può, con il solo supporto dei numeri, capire se il cliente sta sbagliando o meno strategia: come se il foglio dei corrispettivi svelasse il segreto della mancata redditività, di questa o quella impresa.
Insieme, cliente e professionista, possono invece arrivare a delle utili considerazioni.
Pensavo di iniziare con la pizza quale esempio di combinazione di ingredienti che portano ad un prodotto finito, solitamente ad alta marginalità
Alta marginalità che può anche diventare "servizio al costo" se si aggiungono ingredienti costosi senza fare attenzione a non adeguare il prezzo di vendita: con la pizza è difficile ma non impossibile, basta vedere certi prezzi di pizze, chessò, con la bresaola - magari comprata anche male dal pizzaiolo imprenditore - per vedersi ridotta la marginalità a doppia cifra percentuale.
Ma ho già detto troppo.
Se qualcuno avesse delle idee ed esperienze, ed in questo caso è necessario aprirsi come un libro, si potrebbe arrivare a fare delle analisi, constatazioni, considerazioni, di parecchie attività imprenditoriali, con i loro pregi ed i loro difetti, magari dapprima affrontando la materia con argomenti sui generis per poi fare un'introspezione più dettagliata...chissà.
Io intanto ho già i calcoli della pizza su apposito file excel...se questo fine settimana andate in pizzeria meditateci sopra anche voi.
Buon fine settimana e buona pizza a tutti.
Etichette: Impresa
2 Comments:
CI ho sempre pensato anche io oltre alla pizzeria aggiungo i bar x uffici, qui a Milano ce ne sono tantissimi lavorano dal lun al ven dalle 6 alle 20 e fanno solo colazioni, tavola calda (spesso prodotti surgelati riscaldati) e aperitivi sono chiaramente posizionati vicino ad uffici ed aziende magari in zone industriali dove i costi degli immobili sono più bassi per una attività commerciale... che dire sarebbe una bella alternativa alclassico lavoro dipendete che vivo quotidianamente... se solo avessi il coraggio di provarci...
Ciao Paolo
per non parlare dei prezzi "milanesi": alti da paura.
Ma probabilmente anche i fixed come l'affitto non saranno certo a buon prezzo.
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