ZENER 1992

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mercoledì, giugno 20, 2012

pressione fiscale

Vi racconto un caso che spesso mi capita: il pagamento delle imposte, a saldo e, nota dolente, anche in acconto.
Un caso che di per sè non sarebbe difficile da spiegare.
Ma i contribuenti meno avvezzi con la materia fiscale, la maggior parte, non sa farsene una ragione.
Il caso.
Un cliente ha conseguito un bel risultato: un utile di circa 73mila euro.
L'anno passato era ancora in fase di "start up" data la sua recente decisione di licenziarsi e mettersi in proprio.
Pertanto il reddito dell'anno precedente era più basso dei 73 mila conseguiti nel 2011.
E qui arriva la nota dolente.
Tra saldi ed acconti ci sono da pagare, tra giugno e novembre, la modica cifra di circa 57 mila euro, oltre euro 7mila di IRAP quota parte della società di cui fa parte, in totale 64 mila euro.
Vagli a spiegare che buona parte di questi sono acconti per l'anno successivo.
Non ci sono ragioni.
Poco importa che siano saldi o acconti: ci sono 64 mila euro da tirare fuori su 73 mila dichiarati.
Questo, da sempre, è il "premio" che il fisco riserva alle aziende in crescita.
Da qui si potrebbe partire seriamente, magari tagliando gli acconti dal 99% al 50%, per parlare di crescita.
E' ovvio che ad un corrispondente taglio di entrate dovrebbe corrispondere un taglio di uscite: ben venga il buon Enrico Bondi a tagliare laddove la macchina statale non è efficiente.
Anche perchè a pagare il conto poi sono sempre i soliti.