ZENER 1992

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giovedì, dicembre 03, 2009

evasione fiscale: una guerra di concetti

Parto dall'evasione fiscale: non posso farne a meno essendo un argomento che, per un verso o per l'altro attira l'attenzione.
E come la attira?
Per il lavoratore dipendente che le tasse le paga tutte (anzi gliele paga il datore in qualità di sostituto) l'evasione viene vissuta come una ingiustizia assoluta, anche se, parere personale, è vissuta anche con l'insofferenza di non poterla fare: prova ne è che chi si adopera con una seconda attività lo fa in nero...l'idealismo con le tasse è come acqua e olio: non legano.
Per il lavoratore autonomo l'evasione è una risposta ad un fisco ingordo e spesso poco comprensivo delle esigenze delle imprese.
La guerra si combatte sui concetti.
Sopratutto sul concetto "reddito", inteso come indicatore di capacità economica di una persona - fisica o giuridica - di sostenere un determinato livello di vita.
E' necessario fare una riflessione.
Per il lavoratore dipendente il concetto reddito (netto) corrisponde alla liquidità che gli viene corrisposta dal datore; questo reddito è liquido e si può spendere.
Per l'autonomo le cose non stanno così.
Spesso i redditi sono contabili e non liquidi: sono il frutto di un dato di pura derivazione contabile.
Un esempio: reddito da 50mila euro, "figlio" di un aumento del magazzino.
Magari si sono fatti anche investimenti superiori agli ammortamenti.
Magari si è dovuto pagare in fretta i fornitori.
Magari si è dovuto concedere dilazioni ai clienti.
Il risultato?
Un reddito di 50 mila euro solo sulla carta - quella dei bilanci e della dichiarazione dei redditi - è un reddito che non è liquido e che quindi non è spendibile per sè e/o per la propria famiglia.
E' qui che il fisco non è comprensivo, è arretrato, tassa il reddito, che poi sia liquido o contabile è un particolare irrilevante, le tasse le paghi con soldi veri.
Mandando in tensione finanziaria l'imprenditore.
E allora tentivi di evasione ci saranno sempre e con questa anche la guerra basata sul concetto "reddito = liquidità".
Sarà forse il caso di tassare a capo degli autonomi una cosa diversa dal concetto "reddito" e tassare invece un indicatore che più si avvicina a quello che è il risultato di un rendiconto finanziario?
Ovvio, con le dovute esclusioni - tra le tante la gestione finanziaria - e le dovute inclusioni - una sorta di Tremonti per gli investimenti produttivi (oppure: la quota di investimenti che eccedono gli ammortamenti....è solo un'idea, ne gioverebbe anche il sistema economico) - magari inasprendo le sanzioni per chi sbanda, sarebbe bello che le tasse si pagassero su un concetto di, chiamiamolo reddito-liquido.
Altra cosa: anche l'attività di controllo ne gioverebbe.
Basta pensare che lo schema finanziario evidenzia buona parte delle spie di una evasione sistemica tipo il versamento dei soci in combinazione con altri elementi, l'aumento costante e non giustificato del magazzino...mi limito alle prime considerazioni, ma gli elementi sarebbero più reali degli studi di settore, figli di medie nazionali che sono la morte delle realtà soggettive di ogni impresa.

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2 Comments:

At 1:32 PM, Blogger marshall said...

Argomento interessante.
Ripasso poi a leggerlo.
Ciao.

 
At 2:43 PM, Blogger Zener1992 said...

ciao Marshall, è un piacere risentirti

 

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