ZENER 1992

I CONSIGLI GIUSTI PER SBAGLIARE IN BORSA. Così se perdete i vostri soldi non venitemi a dire che non ve lo avevo detto. mail: zener.blog@gmail.com Sono su Skype: zener

venerdì, gennaio 13, 2012

liberalizzazioni

Ho qualche dubbio sul fatto che le liberalizzazioni possano risollevare le sorti del Paese.

Vado nello specifico.

TAXI: cosa serve liberalizzare un servizio quando le tariffe sono decise non dai tassiti ma da Regioni e Comuni?

Ora ci sono 1000 tassisti che per una corsa costano 10 euro.

Metterne 10.000 che fan pagare sempre 10 euro la corsa non cambia niente per il consumatore ed anzi si va a precarizzare il settore.


FARMACI classe C: idem come sopra.

Il farmaco C è per legge a prezzo imposto dal SSN.

Quindi che lo venda una farmacia o una parafarmacia per il consumatore cambia niente.

Cambierà di sicuro per le farmacie che avranno volumi ridotti a favore delle para.

Occupazione?

Chi perderà il posto come farmacista dipendente potrà aprirsi una paraprofumeria ...oops una parafarmacia, ma con margini minori rispetto alla farmacia che storicamente usufruiscono di canali distrubitivi di favore.

Al massimo si potrà essere assunti dalle para, ma credo con meno possibilità di mantenere il posto di lavoro data la minore marginalità sulle vendite.

Quindi per questo settore, base occupazionale sostanzialmente inviariata se non in diminuzione.

Anche qui non ci vedo tutto quel valore aggiunto che invece si vuole far passare come inopinabile, piuttosto vedo anche qui una precarizzazione dell'intero settore retail.

PROFESSIONISTI: a parte i notai - che in Italia sono meno di 5mila - le altre professioni non se la passano al meglio.

In particolare gli avvocati - che in Italia sono circa 240mila - quelli giovani, soffrono alla grande e per tirare avanti altro che minimi tariffari, dai quali nei fatti si deroga già da tempo.

E questo vale anche per giovani Ingegneri, dottori ecc. che per lavorare vengono "assunti a partita IVA" (i finti autonomi) con compensi ben oltre i minimi tariffari (poi in dichiarazione gli studi di settore pretendono l'adeguamento).

Riforma degli Ordini?

E vada questa riforma.

Così - per esempio - per un controllo sui professionisti dovrà intervenire il Ministero di Grazie e Giustizia piuttosto che gli Ordini.

Che poi ovviamente il Ministero dovrà deferire ad un organo esterno.

E chi sarà questo organo esterno?

Un qualcosa che oggi si chiama....Ordine.

Punto e a capo, ritorno al passato, corsi e ricorsi storici.

Di fatto poi ci sono professioni che, in qualche loro area di attività, sono già liberalizzate.

I commercialisti di fatto hanno perso terreno sulle attività meno nobili quali contabilità e dichiarazioni - che per moltissimi sono il pane quotidiano - a favore di Caf, Ced, e dopolavoro ferroviario, nonchè un esercito silenzioso ma numeroso di dipendenti e pensionati ex Agenzia entrate e GdF (rigorosamente in nero).

Comunque non è che io sia proprio contrario alle liberalizzazioni.

Magari inziamo a libera(lizza)re il Governo da quei 3-400 coglioni strapagati che ci avanzano, lasciando il posto a personalità competenti.

Magari inizando da una cosa veramente importante: la riforma della legge elettorale.

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giovedì, gennaio 12, 2012

E' un Paese di posti di lavoro e non di lavoratori

Art. 18 si, art. 18 no.
Guai mettere in discussione la certezza del posto di lavoro.
Flessibilità?
Lasciamola ad altri: poco importa che lì i licenziamenti non sono vissuti come una tragedia.
Qui se assumi qualcuno è peggio che sposarselo.
Qui se quel qualcuno è un fannullone è ultra garantito: licenziarlo senza andare in causa è utopia, grazie anche al sistema "sindacati-giudici del lavoro" che rasenta la malafede più assoluta ed un sistema di garanzie eccessivo.
Credo che siamo l'unico Paese in cui non ci si ammala: ma"si prende malattia" per allungare ferie/permessi.
Sindacati ed istituzioni sono troppo concentrati a difendere il concetto di "posto di lavoro", inteso come garanzia di stipendio e quant'altro sopra citato, piuttosto che il concetto di "lavoro", inteso come dedizione, sacrificio e meritocrazia.
Ma forse è giusto così: in mancanza di contrattazioni individuali, soffocate da quelle collettive dove la meritocrazia non trova spazio, perchè sbattersi?
E poi parliamo di crescita, parliamo di lobby, finendola per prendercela coi tassisti e farmacisti, quando il problema vero è non riuscire a mandare casa un fannullone o premiare un meritevole.

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mercoledì, gennaio 11, 2012

Exprivia...per esempio







"Le borse andranno male fino a quando l'economia non si riprenderà."

Spesso si sente dire questa frase.

E anche se le borse spesso anticipano i cicli economici, magari a volte anche a torto, la frase ha un che di vero.

Il ragionamento parte da un assunto.

Quando gli investimenti a rischio zero (o presunti tali), quali ad esempio I BTP, hanno un rendimento superiore agli investimenti rischiosi, quali ad esempio quelli azionari, la borsa, per questioni tecniche, non può andare bene ed i corsi azionari si adeguano.

L'esempio lo faccio con la piccola Exprivia che adesso quota 0,67 centesimi ad azione: ne tralascio i particolari economici e finanziari in quanto il presente post ha lo scopo di evidenziare gli effetti sulle quotazioni utilizzando come riferimento il rendimento del BTP per il calcolo del costo del capitale proprio, che a sua volta serve per determinare il valore di un'azione.

I due prospetti che ho riportato sono identici tranne in due particolari evidenziati in rosso.

1) è il tasso di rendimento del BTP, quale Free Risk Rate, utilizzato per il calcolo del wacc, in particolare per il calcolo del costo del capitale proprio

2) è il valore dell'azione.

E ora arriviamo al punto.

In condizioni di normalità questo tasso si aggirava intorno al 4-4,50%.

Attualmente, per la crisi economica, questo tasso si aggira intorno al 7,00%.

Tecnicamente più il valore del BTP/Free Risk Rate è basso più le valutazioni salgono e viceversa.

Il mercato azionario sembra essersi adeguato a questo tecnicismo.

E da un lato senza torto: dicendolo spannometricamente perchè fare in un investimento a rischio, come quello azionario, quando un BTP a zero rischio (o presunto tale) rende un buon 7%?

La riprova è nelle valutazioni.

I due prospetti riportati, come detto, sono identici, tranne che nel Free Risk Rate.

Nel prospetto a sinistra -Free Risk al 4% - Exprivia varrebbe circa 1,00 euro

Nel prospetto a destra - Free Risk al 7% - Expivia varrebbe circa 0,60 euro, più o meno gli attuali corsi azionari.

Una bella differenza di circa il 40%.

E questo perchè il rendimento del BTP a scadenza residua decennale, assunto come riferimento per la valutazione, è passato dal 4% al 7%.

Pertanto si potrà pensare di rientrare nell'azionario non appena i tassi del BTP e dintorni si abbasseranno a livelli più normali.

Per adesso il mercato, il nostro mercato i nostri risparmiatori, stanno pagando caro il rischio Paese, appunto misurato dal BTP.

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martedì, gennaio 10, 2012

sviluppo e crescita: terrorismo fiscale



E' tanto che non scrivo, ma di opinioni da esporre ne avrei in quantità industriale, in particolare sulla questione Paese-fisco-crescita.
Il Paese va male.
Le colpe si dirottano principalmente sugli autonomi, ormai considerati unici responsabili dei mali del Paese.
L'imputazione?
L'evasione fiscale.
Un argomento che, storicamente, crea (facile) consenso nell'opinione pubbica, più per una questione numeri - circa due terzi di contribuenti vive di busta paga e/o pensione - che per vera e propria coscienza popolare.
Se poi le cifre sventolate sono, per usare un termine eufemistico, surreali e largamente variabili -a secondo delle "necessità mediatiche" le cifre variano repentinamente dai 100 ai 300 miliardi - poco importa, come poco importa far sapere all'opinione pubblica che i metodi di stima dell'evasione (sottolineiamo la parola stima) sono per molti versi discutibili e dalle gambe di argilla (vedi metodo di Franz utilizzato in Italia).
L'attualità ci porta alle verifiche in località turistiche e nei centri termali.
Ben vengano, ovviamente non solo in quei posti.
Ma non pubblicizziamole troppo.
Anzi non pubblicizziamole proprio.
Per tre motivi:
1) le notizie sono distorte per creare consenso: è sì disdicevole l'imprenditore individuale che viaggia col Porsche 997 nuovo di zecca e dichiara solo 30mila euro lordi (che poi magari nel suo bilancio ha 100mila euro di ammortamenti e quindi il Porsche ci può stare abbondantemente), ma occhio a dire che certe autovetture risultavano intestate a delle Srl con redditi sempre intorno a 30mila euro!
Questa è una notizia che farà furore nelle menti poco "ragionieristiche" ma è decisamente fuorviante.
I tecnicismi contabili, poco noti a coloro che invece vengono colpiti dal furore della notizia, magari ci dicono che tra i costi di quella Srl ci possono essere dei compensi agli amministratori per qualche centinaio di migliaia di euro, che sono tassati pesantemente, e l'utile che residua è semplicemente una questione contabile, che poco o nulla centra con la capacità di spesa per Porsche e dintorni.
2) Da utente un domani potrei evitare di andare a Cortina o a fare le terme: non per nascondere qualcosa ma certo mi seccherebbe l'idea che posso essere indagato - nel senso di indagini per eventuali accertamenti sintetici - per il fatto di aver speso due scudi in svago et simili.
3) Occhio a questa caccia al finto povero / ricco o presunto tale: queste notizie hanno un effetto terribile sull'economia quotidiana.
Instaurano l'idea che se spendi, anche poco e magari per spese neanche monitorate dal fisco, un domani potrai essere perseguito, fiscalmente parlando.
E questo porta ad una inevitabile contrazione dei consumi.
Ed in un momento come questo - dove la crescente disoccupazione e la crisi del credito per imprese e famiglie sta intaccando la capacita di spesa - è la cosa che serve di meno.
Attualmente la capacità di spesa è in generale caduta.
Se terrorizziamo chi può spendere stiamo andando nella direzione sbagliata.
Una volta un mio amico mi raccontò scandalizzato che una persona benestante spendeva circa 1000 euro al mese per i suoi due cani.
Gli pareva uno spreco.
E così può sembrare per chi non può permetterselo.
Ma io gli risposi che di persone così ne vorrei a bizzeffe, perchè creano e trasferiscono ricchezza: ne godono tutti, imprese, fornitori e dipendenti.
Una rete che vive.
Ammazza il ricco, o chi comunque può spendere per cani e dintorni e quella rete si estingue: imprese, fornitori e dipendenti.
E' come un cane (e dagli) che si mangia la coda.
E non lamentiamoci se tante piccole imprese chiuderanno o avranno dichiarazioni dei redditi più basse.
Ma il film sarà sempre lo stesso: non sarà colpa dei minori consumi ma dell'evasione, quella stimata, ben lontana da quella accertata (che poi quest'ultima è ben lontana da quella recuperata).
E' così da decenni.

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